L’elemento più ostile che ho trovato nel percorso di
elaborazione, sono stata proprio io.
La mia parte razionale non capiva, non riusciva a spiegarsi
come fosse possibile sentire un dolore così acuto per qualcuno che non era mai
esistito…
La mia parte razionale faceva esattamente quello che
facevano gli altri: negava l’esistenza di chi non aveva mai visto.
Sostenere la contraddizione generava un malessere che andava
oltre la pura sensazione di vuoto, mi impediva di trovare un luogo di pace in
cui dare sfogo a qualunque cosa sentissi.
Avevo letto e riletto articoli sul tema, racconti di esperienze
che riportavano come la perdita di questi figli fosse da ricondurre ad un lutto
vero e proprio, perciò mi concedevo di piangere il mio lutto e pretendevo che
gli altri lo riconoscessero nello stesso modo. Ma gli altri non sapevano farlo,
non lo sentivano: in fin dei conti anche la mia parte razionale stentava a
crederci.
Ho temporeggiato, finché non ne ho potuto più di combattere
con me stessa e con gli altri, così mi sono rivolta ad una psicoterapeuta che
si occupa anche di seguire casi come il mio.
Al primo incontro le ho vomitato addosso la mia pena, lei ha
ascoltato, annuendo e prendendo appunti, quindi ha pronunciato una frase tipo: “E’
riconosciuto che l’interruzione di una gravidanza, fin dalle prime settimane,
sia a tutti gli effetti un lutto."
Me lo ha detto guardandomi negli occhi, me lo ha detto come
se stesse recitando a memoria una formula matematica.
Forse non ne aveva esperienza diretta, forse non lo capiva: lei
lo accettava semplicemente.
Mi si è aperto un mondo.
Avevo trovato una persona che accoglieva quello che sentivo
senza giudicare, senza fare le pulci al come, quando e perché e dava al mio
dolore il volto del lutto.
Avevo bisogno che qualcuno, in carne ed ossa e che avesse
titolo per farlo, mi desse il permesso di essere in lutto.
Di fronte al medico che impartisce la cura, la parte
razionale ha dovuto cedere e accettare la diagnosi. Ha smesso di negare l’evidenza
e ho potuto sentire il mio dolore senza filtri: è stato il primo passo sulla
via della guarigione.
L’aborto, a qualunque
settimana avvenga, per qualunque motivo avvenga e in qualunque modo avvenga, è
un vero e proprio evento luttuoso: non c’è nulla da capire, è un fatto
puramente da accettare.
Detto questo, possiamo cercare di trovarne le ragioni.Etichette: aborto, dolore, lutto, perdita, psicoterapeuta, questione di biglie, volto