Mi hanno domandato cosa sia un blog e cosa sia il mio blog.
Un blog è un “diario in rete”.
Il mio blog non so esattamente cosa sia: sta prendendo forma
un post dopo l’altro.
Questo non è un contesto di auto mutuo aiuto, argomento che
ho affrontato in una pagina dedicata, verso il quale nutro diverse perplessità.
Questo è un contesto aperto a tutti: coloro che hanno vissuto questa esperienza, coloro che sono vicini a chi l’ha vissuta, coloro che operano in contesti che li mettono di fronte a persone segnate dall’aborto e coloro che hanno una sensibilità verso l’argomento senza una ragione specifica.
La mia ambizione è quella di essere utile, quindi informare e divulgare ciò che è e sta intorno all’aborto.
Effettivamente in rete ci sono diversi spazi sull’argomento:
siti, associazioni, forum che trattano il tema, eppure nessuno di questi ha
pienamente soddisfatto le mie aspettative. Ad un certo punto tutti mi hanno
allontanato.
Vorrei fare qualcosa di diverso, per cercare di coinvolgere
anche coloro che, come me, non si ritrovano pienamente in ciò che la rete offre.
Vorrei essere chiara
e realista, anche se talvolta posso
sembrare brutale.
La lettura della realtà per quella che è, senza troppi
fronzoli, credenze o suggestioni, è la base su cui ho trovato il mio
equilibrio.
Mi piace chiamare le cose col loro nome, anche se fa paura
pronunciarlo, anche se imbarazza sentirlo pronunciare.
Non sono medico né psicologo, né psichiatra, non intendo
sostituirmi ad uno specialista, né ho la presunzione di sapere tutto
sull’argomento.
Io sono una madre che ha perso due figlie e ha scavato in
profondità per capire, per elaborare, per accettare, per ottenere di camminare
eretta e dignitosa senza rimanere schiacciata dal giogo del dolore.
Io ho la mia esperienza: semplicemente quella.
Metto a disposizione ciò che ho per tutti coloro che hanno
piacere di usufruirne.
Che sia per leggere semplicemente
e trovare parole nuove con cui chiamare
il proprio dolore.
Che sia per interagire
e scambiarsi esperienze e reazioni,
quindi avere qualcuno con cui uscire dal
silenzio e sciogliere i tabù.
Che sia per ricevere le
informazioni che non si trovano.
Che sia per confrontarsi
con i parenti e/o gli amici, di
chi attraversa questo dolore, che
vogliano sapere, capire, ma non sanno a chi chiedere.
Che sia per confrontarsi
con operatori del servizio sanitario che vogliano conoscere meglio.
Che sia semplicemente per unire tante voci, così che insieme non siano più solo un flebile
brusio, ma un megafono dal quale esca imponente un richiamo, che desti la
società e la accompagni ad ammettere che l’aborto non è un incidente di
percorso, ma la fine di una vita e necessita di uno spazio legittimo.
Sono obiettivi ambiziosi, ma come mi ha scritto una donna a
me vicina per “comunanza di dolore”:
“Senza la pretesa di conquistare il cielo,
nessun uccello oserebbe volare”.
Se desiderate contattarmi privatamente potete scrivermi a:
kappa.zerbini@gmail.com
oppure:
http://www.facebook.com/#!/questionedibiglie
Se desiderate commentare, sarò lieta di accogliere le vostre
parole.
Etichette: aborto, dolore, figlio, lutto, morte, perdita, psicoterapeuta, questione di biglie