Tutto serve....

In uno scambio di pensieri, ieri una mamma mi ha detto: "Dicono che tutto serve..." poi ha aggiunto una domanda: "Ci dobbiamo pur credere, no?"
No... non ci dobbiamo per forza credere.
Penso che nemmeno lei ci creda tanto.
Eppure è molto comune cercare di convincersi dell'utilità del dolore che ci ha investito, alcuni lo definiscono addirittura 'un dono'....
Non voglio immaginare cosa ci possa fare la vita se decidesse di farci lo sgambetto....

Vorrei provare a spostare il punto di vista e pongo una domanda: perché quello che ci accade deve avere un'utilità? 
E' perché diversamente non sarebbe comprensibile tanto dolore gratuito?
Io credo che quello che ci accade, ci accade e basta.
Succedono cose, o non succede nulla.
Fa parte della vita: io sono qui, potenzialmente esposta a qualunque avversità.
Visto che non so spiegarmi il perché di certe situazioni e nessuno è in grado di darmi risposte convincenti e realistiche, senza entrare in una materia più evanescente e impalpabile come la fede e i suoi affini, io non mi domando il perché, ma accetto semplicemente la realtà dei fatti per quella che è.
A partire da questo sta a me 'gestire' le conseguenze.
Non mi sono votata al martirio e avrei preferito non passare per questa sofferenza, avrei preferito non dover trovare risorse nascoste, avrei preferito vivere nella 'non consapevolezza' di cosa sia un aborto e poi due.
Ma dato che sono stata costretta a passare attraverso tutto questo, tanto valeva modularlo a mia misura.
Cosa potevo farmene di tutto questo dolore, l'assenza, il vuoto, la solitudine e poi la paura di rimettersi in gioco?
L'assenza di oggi viene dall'esistenza di ieri.
Il vuoto di oggi viene dalla pienezza di ieri.
La solitudine di oggi viene dalla presenza di ieri.
Ho preso tutte le cose che mi facevano maggiormente male e mi sono concentrata di più sul luogo da cui giungevano, tanto da farle passare in secondo piano e tenermi stretta la loro origine. Ho smesso di piangere per le figlie che non ho e mi sento appagata per le figlie che ho avuto.
Non ho potere sull'evoluzione che a volte hanno i fatti, ma io posso comunque cercare di non perdere la speranza e impegnarmi per raggiungere il mio obiettivo, così sono costretta anche a trovare un modo per gestire la paura di rimettermi in gioco e tentare... ancora.
Il dolore è gratis, non è un dono e nemmeno ha un'utilità, se non lo prendo e ne faccio qualcosa. Diventa perfino ingrediente fondamentale della mia esperienza più profonda quando riesco a modularlo su di me, tanto da renderlo addirittura quella rampa di lancio che mi occorre per fare della mia vita quella vita che diversamente non avrei avuto.
Se penso che il dolore, in quanto tale, abbia di per sé una utilità, cedo a lui ciò che sarò a partire da esso.
Se penso che posso fare del dolore ciò che voglio e diventare qualcuno di più specifico a partire da esso, restituisco a me potere sulla mia vita e le mie scelte. Riconosco a me stessa un ruolo attivo nella mia vita: riconosco a me stessa capacità, qualità, personalità e doti solo mie.
Insomma, se ne sono fuori e a testa alta non è certo perché il dolore sia utile... ma perché ho lavorato su di esso e su di me, mi sono impegnata, sforzata e concentrata affinché fosse il mezzo da cui trarre del buono.... nonostante tutto.

(Grazie a mamma Fede)
Grazie mamme,
per i vostri messaggi, per i vostri commenti, per i vostri pensieri...
Senza di voi questo spazio non avrebbe ragione di esistere.
Spero che continuerete a regalarmi le vostre parole, i vostri dubbi, le speranze e le conquiste.
Insieme proveremo a descrivere un percorso che è il nostro, ma anche quello di tanti altri incastrati nel silenzio. 
Chissà che parlandone e parlandone ancora non si riesca a raggiungere anche le loro orecchie e regalare un po' di respiro a chi è in apnea.

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