tratto da "Nato vivo"

La morte di un figlio durante l’attesa sembra essere un evento circoscritto. Vale per quel figlio ormai morto. Vale finché non ne arriva un altro.
L’arrivo di un altro figlio cancella il figlio morto, cancella la reale possibilità di un’altra perdita.


Tratto da Nato vivo

Si riparte resettati: questo è ciò che si aspettano la scienza e la società.
Entrambe non comprendono e non accettano che la morte di un figlio sia per sempre e, a partire da quello, nulla sarà più come prima.
Tutto ciò che comprende la maternità dopo un aborto (pensata, evitata, desiderata, rifiutata, auspicata, vissuta e negata) dipende da cosa si è tratto dal lutto subito.
Le gravidanze successive ad una perdita hanno fortissime connessioni con essa, così come la relazione che si instaura col nuovo nato.
Se si parla poco del lutto dopo un aborto o una perdita perinatale, di ciò che viene in seguito alla sua elaborazione non si parla affatto, compresa la maternità successiva.
Scegliere di rimettersi in gioco non significa avere dimenticato o rimosso. A volte non significa nemmeno avere superato.
Scegliere di rimettersi in gioco spesso significa cercare di ‘andare avanti’, senza permettere che la morte porti con sé anche tutto il resto della propria esistenza.
Rimettersi a fare i conti con l’ignoto non è pratica da poco.
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Un bambino nato vivo non cancella la morte, né allontana i demoni, solo rassicura su un fatto reale: i figli non sempre muoiono.


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